Pittore
Roberto Romoli
Roberto Romoli
Pittore
Viaggiando per mondi di sogno, riflessione e poesia, con l’innocenza di un bambino, con la coscienza di un uomo.
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Biografia
Nato a Firenze il 25 Luglio 1947. La mia attività artistica inizia negli anni sessanta frequentando la Piccola Accademia di Pittura e successivamente corsi di nudo, dove faccio amicizia con alcuni colleghi che poi diventeranno cofondatori dello Studio 7.
Qui, ho avuto incontri sull’arte con vari artisti fiorentini di tutte le tendenze pittoriche. Questa esperienza è stata per me fucina per la mia formazione pittorica e culturale, dove apprendo il concetto”IDEA e FORMA”, cioè, trasformazione del pensiero in concretezza pittorica, quindi un modo per esprimere e comunicare il proprio pensiero attraverso forma e colore. La mia pittura tende ad essere una espressione surreale e simbolica, dove il pensiero va al di là della realtà, dando vita ad una concettualità creativa, espressione del mio percorso di vita. In essa avvengono riflessioni che mi portano a staccarmi dal reale con fragili bolle di sapone oppure volteggiare con i miei palloncini nel mio mondo utopico, per poi tristemente tornare nella mia realtà quotidiana, dove tutto corre freneticamente e ti sfugge di mano. Le mie tele trasudano di emozioni utopiche, ma tali espressioni vivranno sempre in me, fino a che l’uomo non prenderà conoscenza della sua crudeltà e della sua ipocrisia con la speranza che si possano creare i presupposti di un mondo più libero, sereno e socialmente equo.
Critica
Molto spesso, e giustificatamente per convenzione, usiamo definire “surreale” una pittura come quella di Roberto Romoli così disposta a trasgredire il ritratto della realtà ribaltando prospettive e leggi di gravità, aprendo il cielo a farsi teatro, più spesso che la terra, di metafore figurative ma in esse l’artista riflette il proprio sguardo critico e al contempo poetico sulla vita e sulla storia.
In questo Romoli prende le distanze dalle bizzarrie proprie del Surrealismo relazionate alla rappresentazione di connessione inconsce, anche se certamente in quanto artista di oggi taluni referenti non possono mancare al suo bagaglio culturale.
Romoli ci mostra una precisa consapevolezza dei propri simboli e così le connessioni che egli stabilisce tra lo spazio e la forma e tra la natura stessa delle cose, se pur svincolate dalle regole del vero, sono frutto della sua visione del mondo e non della più ingannevole attività onirica.
Nella sua libera “impaginazione” della realtà c’è indubbiamente tutta la ricchezza di una poetica versata all’immaginario e attraverso di essa l’artista riesce a conformare a un’idea di bellezza anche i temi inquietanti in cui si rispecchiano i mali del nostro tempo: lo strapotere del denaro, la natura offesa dal degrado, la perdita d’identità umana, sono argomentazioni di molti suoi spartiti pittorici eppure nell’estetica compositiva ricorre sempre un ché di salvifico.
Del resto il suo “io narrante” si configura, in molte opere recenti, nell’esile figurina in volo col palloncino e altrove altri palloncini colorati, come poi le bolle trasparenti, navigano e s’incontrano, mondi diversi e unici in cerca di relazione.
Continuamente “itinerante” nello spazio e nel tempo con i propri racconti visivi il nostro autore ripercorre in essi la propria esperienza di viaggi alla ricerca delle impronte della storia nella geografia di luoghi visitati, lontani e magici quali Petra o Machu Picchu, ma anche di quel viaggio introspettivo che lo conduce alla ricerca della conoscenza di se stesso.
Seguendo questa scia lungo la quale coerentemente si evolve il suo discorso nell’arte sento risuonare alcuni versi del grande Hermann Hesse (“Gradini”): “Dobbiamo attraversare spazi e spazi senza fermare in alcun d’essi il piede, lo spirito universal non vuol legarci ma su di grado in grado sollevarci.”
Roberta Fiorini